Giubileo della Misericordia in Diocesi 

Chiusa la Porta della misericordia in Cattedrale, a conclusione dell’Anno giubilare

Come previsto da calendario è stata chiusa la Porta della misericordia della Cattedrale di S. Panfilo in Sulmona, a conclusione dell’Anno giubilare in Diocesi. Alla celebrazione hanno preso parte tantissimi fedeli, accompagnati dai loro parroci. Mentre veniva cantato “Misericordiosi come il Padre”, il Vescovo, con gesto lento, ha chiuso la Porta della misericordia, segno peculiare del giubileo, attraversata, durante l’anno, da tantissimi fedeli, per il dono dell’indulgenza. Di seguito viene riportata l’omelia del vescovo:

“Cari fratelli e sorelle siamo qui, nella nostra Cattedrale, per ringraziare Dio, ricco di misericordia, per questo anno giubilare che volge al termine. Viene chiusa, questa sera, la Porta della misericordia, aperta il 13 dicembre dello scorso anno, mentre a Roma viene chiusa domenica prossima, solennità di Cristo Re.
E’ questo un momento di grande grazia e benedizione.

Il vangelo di questa domenica ci presenta Gesù che parla della fine dei tempi. A chi ammira la grandiosità del tempio di Gerusalemme e le pietre che lo adornano, Gesù dice che non resterà pietra su pietra.
Gesù mette in evidenza che tutto ciò che ci circonda è destinato a finire. Nulla rimarrà, tutto passerà. Solo Dio resterà. Di fronte a ciò che avverrà: i disordini umani, gli sconvolgimenti della natura, le persecuzioni, che cosa è chiamato a fare il credente, il discepolo di Gesù? L’invito è ad essere perseverante sapendo che l’aiuto viene da Dio che ha fatto il cielo e la terra, l’aiuto viene da Lui che ha amato per primo. La ricchezza e la certezza dell’amore di Dio per ciascuno di noi, devono essere la nostra sicurezza e le monete da spendere nei momenti bui o travagliati della vita, nei momenti di prova o di stanchezza, di arsura o di caligine esistenziale.

La perseveranza diventa segno e testimonianza della nostra fede. La nostra salvezza non dipende dal possedere né dal godere, ma dal divenire, in mezzo alle onde del mondo, uomini e donne saldi in Dio, con  la sicura certezza che nemmeno un capello del nostro capo perirà, perché salvati da Gesù, Lui è il Cristo ieri e oggi, Principio e fine, Alfa e Omega. A Lui appartengono il tempo, i secoli. A Lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno (cf Liturgia della Veglia pasquale).

Oggi si conclude ufficialmente in Diocesi quest’anno straordinario del Giubileo della misericordia, ma restano i doni spirituali che in esso sono stati effusi; continua quel grande “anno di grazia” che Cristo inaugurò nella sinagoga di Nazaret (cf Lc 4,18-19) e che durerà sino alla fine dei tempi.

Mentre oggi si chiude la Porta Santa, un “simbolo” di Cristo, resta più che mai aperto il Cuore di Cristo. Egli continua a dire all’umanità bisognosa di perdono, di speranza e di senso: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, ed io vi ristorerò” (Mt 11,28). Al di là delle numerose celebrazioni ed iniziative che lo hanno contraddistinto, è l’esperienza viva e consolante dell’incontro con Cristo, volto della misericordia del Padre, la grande eredità che il Giubileo ci lascia.
In quest’Anno giubilare, la nostra Chiesa locale ha cercato di svolgere per i suoi figli e per l’umanità la funzione di una stella, come quella che orientò i magi, perché la Chiesa non vive per se stessa, ma per il Signore Gesù, che aiuta tutti a trovare il cammino che porta a Lui.

Questa sera si affollano nella mia mente tanti momenti celebrativi vissuti in tante parrocchie e luoghi della diocesi, dove abbiamo aperto la porta della misericordia, come dono di Papa Francesco a questa amata Chiesa di Sulmona-Valva. Incontri ben preparati dai parroci, dal Comitato diocesano del Giubileo composto da: don Luigi, don Carmine, don Ramon, don Oliviero, don Palmiero, che ringrazio di cuore per il servizio che hanno svolto, generoso e puntuale.

Durante i momenti celebrativi è stato annunciato il Vangelo della misericordia, celebrato il sacramento della confessione e quello dell’eucaristia, con i segni peculiari del giubileo: il pellegrinaggio a piedi, l’apertura della porta santa per ricevere l’indulgenza. Mi vengono in mente i bambini con la loro irrefrenabile festosità e i giovani presenti con il loro entusiasmo e la serietà della loro testimonianza. Penso alle famiglie, che hanno proposto un messaggio di fedeltà e di comunione così necessario al nostro mondo, e agli anziani, agli ammalati, ai diversamente abili, che hanno saputo offrire un’eloquente testimonianza della speranza cristiana.

Non posso dimenticare una bellissima scena al termine di una celebrazione giubilare in cui mi vennero incontro due sposi a dirmi: Eravamo separati, ora, con l’aiuto della misericordia di Dio abbiamo rinnovato le nostre promesse matrimoniali e vogliamo vivere il sacramento del matrimonio come vuole Gesù, nella fedeltà e nella indissolubilità. Ho davanti agli occhi anche le giornate giubilari di categoria.
Per tutto questo oggi la nostra Chiesa giubila, gioisce vibrando all’appello del profeta Isaia: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce… Cammineranno i popoli alla tua luce” (Is 60,1.3). Non vi è in questo sentimento di gioia, nessun vuoto trionfalismo. E come potremmo cadere in questa tentazione, proprio al termine di un anno così intensamente penitenziale? Il Giubileo della misericordia ci ha offerto un’occasione provvidenziale per ritornare a Dio con cuore pentito e sentire il suo abbraccio di Padre buono e misericordioso, per riconciliarci con i fratelli e fare opere di misericordia corporali e spirituali.
Davanti al Crocifisso, ricordiamo che, a fronte della grazia sovrabbondante che rende la Chiesa “santa”, noi suoi figli siamo largamente segnati dal peccato, e gettiamo ombra sul volto della Sposa di Cristo: nessuna auto-esaltazione, dunque, ma grande coscienza dei nostri limiti e delle nostre debolezze.

Non possiamo, tuttavia, non vibrare di gioia di quella gioia interiore con cui il profeta ci invita, ricca di gratitudine e di lode, perché fondata sulla coscienza dei doni ricevuti e sulla certezza dell’amore perenne di Cristo, volto della misericordia del Padre che donandoci lo Spirito Santo fa nuove tutte le cose.
Questo anno giubilare sia un rinnovato invito a fissare lo sguardo sul volto di Cristo, un volto da contemplare, intravvedendo nei suoi occhi “i lineamenti” del Padre e lasciandoci avvolgere dall’amore dello Spirito Santo. Il grande pellegrinaggio giubilare ci ha ricordato questa fondamentale dimensione trinitaria della vita cristiana: in Cristo incontriamo anche il Padre e lo Spirito. La Trinità è l’origine e il compimento. Tutto parte alla Trinità, tutto torna alla Trinità.
Da questa grande esperienza di grazia viene chiesto a me e a voi di ripartire, di uscire, di andare ad annunciare il Vangelo dell’amore e della misericordia attraverso la pratica delle vita cristiana segnata dalla comunione, dalla carità, dalla testimonianza nel mondo.

E’ il programma pastorale della missione nelle parrocchie che la nostra Diocesi si prepara a vivere per il prossimo futuro. Perché possiamo esclamare “Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra”. Questa profezia si realizzerà nella Gerusalemme celeste, dove tutti i giusti del mondo, e specialmente tanti testimoni della fede, sono misteriosamente raccolti in quella città in cui non vi è più sole perché il sole è l’Agnello, il Cristo immolato e Risorto. Lassù angeli e santi uniscono la loro voce per cantare le lodi di Dio.
La Chiesa pellegrina sulla terra, nella sua liturgia, nel suo annuncio del Vangelo, nella sua testimonianza, si fa eco ogni giorno di quel canto celeste.
Voglia il Signore che essa cresca sempre più nella santità, per essere nella storia vera “epifania” del volto misericordioso e glorioso di Cristo Signore. La Vergine Maria, madre di misericordia, i Santi Patroni ci accompagnino in questo cammino, per una gioia senza  fine. Amen”.